Genova uno sguardo dall’alto
Genova vista da un’altura qualsiasi (della) città appare nella sua caratteristica strozzatura tra monti e mare, ma vista da Spianata Castelletto è di una bellezza mozzafiato.
Al turista che ha solo una giornata o anche solo qualche ora da dedicare alla visita della città è facile consigliare di prendere da Piazza Portello l’ascensore in stile liberty “Castelletto Levante”, un’ascesa di 57 mt. per arrivare al belvedere. All’imboccatura dello stesso troneggiano i versi della poesia di Giorgio Caproni “L’ascensore”: “Quando mi sarò deciso/ di andarci in paradiso/ ci andrò con l’ascensore/ di Castelletto”.
La Spianata è oggi un balcone sulla città, ma fino al 1849 era ivi ubicata la fortezza di Castelletto, spianata, per l’appunto, a furor di popolo, in quanto considerata sito pericoloso in caso di occupazione nemica.
Oggi al visitatore questo panorama dal balcone cittadino è a perdita d’occhio. E così, è facile ammirare il Centro Storico, con le guglie delle principali chiese in bella mostra: la Cattedrale di San Lorenzo, la basilica inferiore di Santa Maria delle Vigne, la Commenda di Prè con la chiesa di San Giovanni, Santa Maria di Castello, la chiesa sconsacrata di Sant’Agostino. Ma anche i grattacieli che descrivono un passaggio storico al XX secolo. E tra la fitta rete di vicoli, come non si può non far scorrere il pensiero alle canzoni di Fabrizio De Andrè che qui aveva tratto ispirazione?
Allungo di poco lo sguardo e vedo il cuore pulsante delle attività cittadine: il porto (il principale d’Italia, tra i primi in Europa) che brulica di lavoro, le gru dei terminal pronte al carico ed allo scarico delle grandi navi portacontainer, ferme sui moli all’interno della diga foranea.
Là dove la città ha riconquistato gli spazi del vecchio sito portuale, ecco il Galata Museo del Mare che racconta la nostra storia di naviganti, di cantieri navali, di compagnie marittime e di “scagni” (i tipici uffici delle innumerevoli attività legate alle merci in import ed in export) e ripercorre anche la partenza delle navi piene di migranti del secolo scorso verso un nuovo mondo e nuove speranze. E allora un’emozione non può mancare ripensando al’interpretazione di Bruno Lauzi della canzone tradizionale genovese “Ma se ghe pensu..”.
Lo sguardo continua a scorrere da levante, ovvero ai quartieri residenziali di Albaro, Sturla, Quarto, Quinto e Nervi con Sant’Ilario, verso il complesso del Porto Antico, via via correndo a ponente, inciampando all’improvviso nella Lanterna, simbolo della città, il cui faro ha tracciato la rotta dei naviganti in arrivo nella città ligure fin dal 1128.
Fantastico il contrasto tra il reticolo brulicante di vita dei vicoli, racchiusi tra il Porto e la Via Garibaldi, sottostante la Spianata, un tempo chiamata Strada Nuova, sede dei principali Rolli, e l’infinito del mare. I Rolli, ovvero le liste di splendide dimore nobiliari le cui famiglie facevano a gara per ospitare alte personalità in transito a Genova. Sono 114 i palazzi iscritti ai Rolli genovesi, di cui 42 inseriti dall’Unesco nel patrimonio mondiale dell’umanità. Ma per visitarli occorre una permanenza più lunga a Genova e un articolo specifico a loro dedicato.
Prima di riprendere l’ascensore per scendere nella vita che palpita del centro cittadino, un fugace sguardo al “NaveBus” in partenza, il servizio di trasporto pubblico cittadino che dal Porto Antico percorre tutto il tratto del porto fino a Pegli. Un trasporto pubblico che è anche un’occasione turistica, proprio come il panorama da Spianata Castelletto.
Un assaggio di Genova, in questo articolo, proprio come quando si esce da un forno cittadino assaporando la tradizionale focaccia. Un assaggio, dicevo, utile al turista per incuriosirlo e farlo tornare a percorrere le decine di tour in una città che a pieno titolo si candida come una delle principali mete turistiche italiane.
Non basta certo un articolo per parlare di Genova, né è questa l’intenzione, ma per iniziare era necessario distribuire pillole di bellezza artistica e naturalistica.
Paola Chiappini in collaborazione con Lucia D’Atri